Nella città post-industriale, l’abbandono di siti industriali e di infrastrutture hanno dato vita a una moltitudine di spazi caratterizzati da una nuova natura, quella che l’ecologo tedesco Ingo Kowarik ha chiamato “quarta natura”. Questa si riferisce alle specie vegetali pioniere, alloctone che nascono e crescono in modo spontaneo all’interno di un contesto urbano aumentandone la biodiversità e dando vita a un nuovi ecosistemi auto-organizzati. Grazie a un importante processo di fascinazione per il selvatico urbano, il progetto di paesaggio contemporaneo esplora, da qualche tempo, differenti strategie per sfruttare le potenzialità ecologiche, fruitive e sociali dei siti urbani dove è presente la quarta natura. La trasformazione dell’ex stazione ferroviaria Südgelände a Berlino costituisce uno degli esempi più rappresentativi. Il progetto del parco ha saputo ri-concettualizzare ed enfatizzare la quarta natura rendendola il materiale principale attorno al quale impostare la spazialità del parco esaltandone le caratteristiche ecologiche, estetiche e culturali, e accogliendone il grado di indeterminatezza, libertà, semplicità.
"...Nella città post-industriale, la distruzione, l’abbandono di siti industriali e di infrastrutture hanno dato vita a una moltitudine di spazi che hanno richiesto l’utilizzo di nuovi sguardi, di nuovi categorie concettuali e di una nuova terminologia per essere definiti. Pierluigi Nicolin, nell’editoriale del numero 87 di Lotus con il quale si aprirà una nuova stagione per la rivista che la vedrà sempre più spesso trattare temi inerenti l’architettura del paesaggio, utilizza l’espressione “Terra incolta” (1995) per raccontare la fascinazione degli architetti per gli spazi abbandonati, ma anche le potenzialità che questi hanno nei processi di trasformazione urbana e l’importanza del progetto di paesaggio per la loro configurazione. Nello stesso anno Ignasi de Solà-Morales utilizza l’espressione francese “Terrain Vague” (1996) che nell’etimologia e pluralità di significati associa al “terreno” il concetto di vuoto, libero, abbandonato, ma anche indefinito, vasto, indeterminato. Sarà con Gilles Clément e la pubblicazione del Manifest du Tiers paysage (2004) che l’aspetto della vegetazione, della biodiversità e quindi l’affermazione di una visione più ecologica delle potenzialità degli spazi abbandonati si farà strada e definirà nuove attenzioni, nuovi approcci e nuove strategie del progetto di paesaggio..."
in Vesper Rivista di architettura, arti e teoria Journal of Architecture, Arts & Theory No. 3 | Nella selva | Wildness Autunno | Inverno 2020 Fall | Winter 2020 ISBN 978-88-229-0533-8 ISSN 2704-7598 DOI 10.1400/283007