22/04/11

Raffaello Cecchi, Vincenzo Lima, Pierluigi Nicolin, Pippo Traversi - Nove Parchi per MIlano

Tra i progetti più interessanti da un punto di vista strategico c’è quello dei “Nove parchi per Milano”, sviluppato dal Laboratorio di Progettazione urbana guidato da Raffaello Cecchi, Vincenzo Lima, Pierluigi Nicolin e Pippo Traversi nel 1994.
L’idea principale del progetto è quello di portare in periferia la qualità del centro storico, utilizzando una strategia che si colloca tra approcci globali della pianificazione e azioni puramente localistiche. Per fare questo si è cercato di operare all’interno di quelle aree industriali abbandonate, ma il progetto coinvolge anche altri ambiti sinora trascurati, con la convinzione che questi possano avere alti potenziali di trasformazione per l’intera città di Milano e si possano creare, notevoli opportunità insediative. La logica di individuazione di suddette aree è fatta con l’intenzione di scardinare la forte centralità della città mercantile, cresciuta attorno ad un unico nucleo, a favore di nuovi caposaldi, nuovi centri che possano ridisegnare le mappe delle relazioni urbane.
Le nove aree d’intervento interrelate da tre nuove strade dalla valenza paesaggistica, promenade che operano negli spazi interstiziali resi disponibili dallo sviluppo della città e dall’abbandono di aree occupate da attività non più produttive e da infrastrutture ormai obsolete, fanno assumere al progetto un significato che va oltre la sommatoria di interventi isolati. Lo scopo è quello di introdurre una nuova configurazione e redistribuzione delle risorse all’interno del sistema periferico che investe anche i territori oltre i confini comunali. Il progetto vuole perseguire l’intento di rafforzare Milano come centro all’interno di un sistema di reti territoriali, come affermazione di una grande metropoli che conserva
la sua natura di nodo di scambi, e negare il consolidamento del centro della città, già saturo di edifici, funzioni e servizi.






_Giuseppe Marinoni, Milano. Città in evoluzione, in “Lotus”, n. 131, Milano, 2007, pp.132-141
_Alessandro Rocca, “Nove parchi per Milano” in Multiplicity.lab (a cura di), Milano. Cronache dell’abitare, Paravia Bruno Mondadori Editori, MIlano, 2007
_AA.VV., Nove parchi per Milano, Catalogo della Mostra tenuta a Milano nel 1995, Electa, Milano, 1995

05/04/11

Gilles Clément - Il giardino in movimento




Il giardino in movimento racchiude in sé diversi gradi di leggibilità: è una guida per il giardiniere, è un trattato di filosofia della natura, è un resoconto letterario delle esperienze che Gilles Clément (paesaggista, ingegnere agronomo, botanico ed entomologo) ha fatto interagendo con la natura. E parte non secondaria dell’importanza di questo libro sta nell’imponente apparato di immagini che lo stesso autore ha raccolto a corredo del suo racconto.
Non un manuale o un prontuario, dunque, non si tratta di precetti o prescrizioni, ma un vero e proprio viatico, la scorta di provviste per il viaggio attraverso quello che Clément ama definire – nel quadro di una analisi che spesso mostra anche i limiti dei concetti tradizionali dell’ecologia – il giardino planetario.
Indispensabile, per il giardiniere (come Clément stesso ama farsi definire), è innanzi tutto un’educazione dello sguardo, allo scopo di acquisire la facoltà di rinvenire ciò che nel mondo vegetale è al contempo invisibile e fondamentale. E in tal senso questo libro fa da complemento al Manifesto del terzo paesaggio, pubblicato da Quodlibet nel 2005, integrandone e arricchendone le idee in forma più estesa e narrativa.
Dall’altro lato vengono descritti e analizzati nel dettaglio una miriade di casi concreti per rendere trasparente cosa significhi dare corpo a un’idea paradossale come quella di «giardino in movimento», spazio in cui la natura non è assoggettata e soffocata dalle briglie di un progetto, di uno schema preconfezionato, e dove spesso è più prezioso sapere cosa non fare piuttosto che intervenire e aggredire. Si apprende l’arte di agevolare, favorire, incoraggiare, e mentre «il gioco delle trasformazioni sconvolge costantemente il disegno del giardino», tanto il giardiniere, ovvero il «guardiano dell’imprevedibile», che ogni eventuale visitatore, possono nutrirsi delle immancabili dosi di sorpresa che la natura riserva loro quando si esprime finalmente nella sua pienezza.


fonte: Quodlibet
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