I paesaggi che Gilles Clément mette in evidenza attraverso questo breve "manifesto" sono ben lontani da quelle immagini che la parola paesaggio solitamente ci evoca.
Sono spazi degli interstizi, paesaggi difficilmente catalogabili e definibili quelli su cui il paesaggista (agronomo, "giardiniere" come lui stesso ama definirsi) francese si sofferma, indicandoli come grandi contenitori di biodiversità. Residui di altri spazi (ben definiti nelle loro funzioni) che apparentemente non hanno alcuno scopo, ma che racchiudono un enorme potenziale di trasformazione.
Clement richiama il nostro sguardo ad apprezzare la colonizzazione della natura attraverso specie vegetali a volte difficili da incontrare, che si appropria di quei "luoghi" dimenticati per qualche motivo dall'uomo e allora la metamorfosi del luogo coincide con la "metamorfosi delle piante".
Qualcuno per paesaggio intende ancora quelle rappresentazioni di territorio che mostrano una "naturalità" assolutamente artefatta, legata a certi gusti di altri tempi, Clement ci ricorda che il paesaggio è anche altro, ugualmente nobile e indispensabile, un paesaggio che appartiene alla nostra quotidianità.
Grande merito alla casa editrice marchigiana Quodlibet (http://www.quodlibet.it) che lo ha stampato.
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