La “confluenza” di Lione è un sito che ha un’estensione
di circa 150 ha. Esso è delimitato a Est e a Ovest rispettivamente da limiti
naturali costituiti, dai fiumi Saona e Rodano che in questo punto confluiscono.
L’area, situata al centro della città di Lione, è compresa inoltre tra la
stazione di Perrache (a Nord), il raccordo ferroviario di scambio multimodale e
l’autostrada. All’interno di essa sono presenti il mercato all’ingrosso e una
serie di stabilimenti industriali in via di dismissione.
Il sito della confluence è stato oggetto di interesse di numerosi architetti
e funzionari pubblici che propesero inizialmente per la realizzazione di un
grande parco pubblico delimitato a Nord dalla futura costruzione di un
quartiere abitativo. I limiti di questo piano furono subito evidenti, era
necessario, affinchè questo venisse attuato, aspettare il decadimento e quindi
la demolizione dell’intera area industriale, l’abbandono della ferrovia e la
deviazione dell’autostrada. L’attuazione del piano avrebbe previsto la
realizzazione in blocco del progetto e quindi la “solidificazione” dell’intera
area, che non avrebbe accolto alcun tipo di trasformazione futura della città.
Michel Desvigne propone un approccio completamente
opposto a quello della pianificazione totale dell’area. “Anziché produrre un
piano di sistemazione rigido, l’equipe propone una strategia d’infiltrazione,
un processo di occupazione evolutiva, sfruttando la frammentazione del
territorio per introdurvi giardini e passeggiate”; l’intento è creare “un
sistema di parchi provvisori, che accompagnino tutte le trasformazioni senza
attendere il grande progetto” (Desvigne 2002). La riflessione che fa il
paesaggista si basa sulla possibilità di innescare un processo temporale
attraverso l’implementazione di una “natura intermedia”, il raggiungimento di
un “ipotetico e illusorio stato definitivo avverrà attraverso una sequenza di
stati, corrispondenti a diversi stati di metamorfosi. Le superfici esterne
nascono, scompaiono, si spostano secondo l’evoluzione degli edifici e la
cadenza dei relativi disimpegni urbanistici” (Desvigne 2009).
La struttura portante del progetto viene affidata
alla sistemazione a verde della lunga passeggiata di 2,5 km lungo la Saona che
diventa il nuovo “margine verde” dell’intera area.
Per richiamare subito la popolazione a rivivere
questo luogo, affinché fin da subito se ne possano in parte riappropriare,
innescando un processo di nuova colonizzazione di quella che era un’area
marginale, vengono allestiti dei giardini temporanei. Con la tecnica delle
“piastre-giardino”, che permettono di non intaccare affatto il suolo, si sono
create delle grandi aiuole-contenitore riempite di terreno, all’interno delle
quali vengono piantati arbusti. In questo modo si creano delle aree temporanee
di verde, di effetto immediato e facilmente removibili quando si andrà a
realizzare il progetto definitivo.
Al verde viene dato il ruolo di elemento attrattore,
materiale in grado di dare una nuova valenza ad un paesaggio, che rimasto
“residuo” delle trasformazioni urbane e distante dai flussi pedonali torni ad
avere una nuova valenza sociale ed estetica, ripristinando un nuovo rapporto
con il fiume e il territorio adiacente.
Dal rinnovato “quai” lungo la Saona si estendono perpendicolarmente
delle fasce verdi temporanee e permanenti che organizzano la tessitura
d’insediamento dei nuovi edifici. Le fasce vegetali hanno sezioni differenti,
da superfici verdi che fungono da parco a semplici filari d’alberi; questi assi
hanno il compito di ripristinare il rapporto fisico tra i due fiumi della confluence, rapporto precedentemente interrotto dalle arterie
infrastrutturali che da sud a nord attraversavano l’intera area. La vegetazione
si fa carico di tracciare una nuova matrice urbana, ricalcando e rafforzando
segni già esistenti dell’urbanizzazione, dandogli una nuova e più chiara
gerarchia e stabilendo nuove relazioni tra gli spazi. L’intento è quello di
creare una forte commistione tra superfici costruite e verdi, tra spazi privati
e pubblici affinchè vi sia una forte relazione con il suolo così come avviene
nel quartiere di South Kensington a Londra.
L’area della Confluence da area marginale,
interessata da una forte instabilità dovuta alle funzioni che l’interessavano
continuerà a mantenere una forte componente di metamorfosi dettata questa volta
dalle trasformazioni indotte dagli spazi verdi.
BIBLIOGRAFIA:
_Desvigne Michel, Intermediate Natures. The landscape of Michel Desvigne, Birkhauser, Berlin,
2009
_Desvigne Michel, “Recherches pour une esthétique de
la trasformation” in A. Masboungi (a cura di) Penser la ville par le paysage, Parigi, Editions de la Villette, 2002
_Ghilotti Marco, Un futuro prossimo: il margine
verde della Confluence, in
“Territorio”, n. 34, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2005
_Marchegiani Elena, Paesaggi urbani e post-urbani, Meltemi editore, Roma, 2005
Nessun commento:
Posta un commento